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A Tubo: la storia fantastica della banda di Squinzano

La quarta uscita del progetto Bande a Disegni, dedicata alla banda di Squinzano, è in allegato al numero di maggio di quiSalento.

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Dopo le arie classiche, una grande marcia salentina. Si chiude con “A Tubo!” la quadrilogia di fumetti di Bande a disegni, l’iniziativa nata dall’incontro tra Bande a Sud, il festival del Comune di Trepuzzi e l’idea di due artisti calimeresi, Alberto Giammaruco e Igor Legari, illustratore uno, musicista l’altro.

Un progetto editoriale, sostenuto da quiSalento, nel quale si racconta la storia di celebri opere, immancabili nel repertorio bandistico, riletta in un contesto legato alla loro esecuzione sulla cassarmonica e all’ascolto durante le feste patronali. Alle quali, nello specifico quelle dei comuni di Trepuzzi, Guagnano, Salice, Surbo e Squinzano, è rivolto il programma Il Suono Illuminato, all’interno del quale è nato Bande a disegni.
Così, dopo il “Boléro” di Ravel, “La gazza ladra” di Rossini, la “Carmen” di Bizet (disponibili in download gratuito sui siti www.bandeasud.it e www.ilsuonoilluminato.it), si cambia “registro” e si chiude con un capolavoro locale, scritto da Ernesto Abbate: la marcia “A Tubo!”, e con la storia di una delle più importanti realtà bandistiche italiane, la Banda di Squinzano.



Nasce proprio dalla sua fondazione la narrazione dei due fumettisti, dalla Delibera del Comune di Squinzano del 1876 nella quale “Il Consiglio, udita la proposta di diversi cittadini, votando a schede segrete ed a porte chiuse, ad unanimità, delibera la somma di L. 500 (cinquecento) a favore di questa Banda”. Parte dalla fine dell’800 la narrazione che, in 8 tavole, racconta l’evoluzione della Banda di Squinzano, che iniziò subito a “prestare servizio” in giro per l’Italia, scandendo i giorni solenni e festosi di tante comunità.






Momento cruciale, fu la salita sul podio del maestro Ernesto Abbate, nato a Noicattaro, figlio di Biagio, anche lui musicista, e fratello minore di Gennaro, suo erede quando, nel 1934, Ernesto morì di tubercolosi e la sua salma venne accompagnata nel cimitero di Squinzano da un corteo di cinque bande. La storia continua con Gennaro, musicista più prestigioso e con “una vita sicuramente più avventurosa del fratello minore”. Nella sua banda, a 16 anni, fece ingresso il futuro maestro Nino Ippolito, compositore prolifico che, tra le altre, diede vita e note alla “Ligonziana”. Un’altra popolarissima marcia salentina, come “A Tubo!” immancabile sulla cassarmonica di qualsiasi comunità in festa.




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