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Teledidattica, wi-fi e coinquilini: come stanno gli studenti?

Gli studenti e il lockdown. Come hanno vissuto laureandi e matricole questi mesi di isolamento e didattica on-line?

Studenti in teledidattica
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Frequentare lezioni, studiare in biblioteca, incontrare gli amici e i colleghi, organizzare gruppi di studio per prepararsi agli esami. Il lockdown è piombato sulle abitudini e le routine degli studenti universitari, una popolazione abituata a sostenere prove difficili, sebbene a questa, forse, non fossero preparati.

Siamo passati dalla totale indipendenza a dover condividere spazi e tempi a stretto contatto con i coinquilini o, per coloro che hanno potuto far ritorno al proprio domicilio, con i familiari” racconta Andrea Micoli, rappresentante degli studenti della Facoltà di Psicologia dell’Università del Salento, proprio in questi giorni impegnato nella redazione della tesi per la prossima seduta di laurea, che avverrà on-line. “Gli studenti fuorisede rimasti a Lecce hanno vissuto il confinamento nelle case in affitto spesso poco confortevoli, dove gli unici spazi per sé sono una stanza o una metà. Resistere al lockdown ha comportato il reinventarsi una quotidianità, cercando nuovi equilibri domestici spesso intorno alla cucina, cimentandosi in preparazioni di piatti succulenti o aperitivi casalinghi, tra disagi, incertezza e preoccupazione".

Sono stati soprattutto gli studenti, durante la fase 1, a usufruire del servizio di supporto psicologico attivato dall’Università del Salento sin dalle prime settimane di quarantena, rivolto anche al personale tecnico-amministrativo, ai docenti e ai loro familiari. Le prime telefonate arrivate agli psicologi dell’Università segnalavano un’ansia generalizzata legata alla situazione di emergenza e di pericolo, rimasta sostanzialmente invariata anche in seguito. “Nell’ultimo periodo c’è stata una lieve diminuzione di accessi al servizio”, afferma Omar Gelo, presidente dei corsi di laurea di area psicologica e coordinatore del team di professionisti che ha risposto alle richieste di aiuto. “Una possibile spiegazione a questa flessione di richieste può avere a che fare con lo sviluppo, da parte di alcuni, di una risposta resiliente alla situazione di emergenza. Persone con maggiori risorse e un più elevato livello di funzionamento possono infatti essere in grado, dopo una prima reazione negativa, di riorganizzare positivamente la propria quotidianità e i relativi vissuti”.

Non tutti però si sono adattati, c’è chi continua a presentare una sintomatologia ansiosa, che segnala un "allarme" rispetto al pericolo rappresentato dal virus, dal confinamento sociale, e da questioni economiche. Inoltre, alcune persone potrebbero aver iniziato a manifestare un abbassamento del tono dell’umore, e questa potrebbe rappresentare un’ulteriore spiegazione della flessione nelle richieste. “Quando l’organismo è sottoposto per troppo tempo ad uno stress", continua Gelo, "si rischia di passare da una iperattivazione somatica e responsabile di vissuti ansiosi a una sorta di disattivazione dell’organismo, che si manifesta con svogliatezza, tristezza o addirittura apatia, motivo che spiegherebbe perché queste persone, pur non sentendosi bene, non hanno richiesto un supporto”.

Gli psicologi dell’Università del Salento, inoltre, hanno aderito al servizio di supporto psicologico, operativo dal 27 aprile, attivato dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile attraverso un numero verde 800.833.833. Saranno tra i professionisti a disposizione nel secondo livello di intervento. A loro vengono indirizzati i casi che richiedono un ascolto più approfondito e prolungato nel tempo, ai quali vengono offerti fino a quattro colloqui di sostegno a distanza, via telefono oppure online. 

Gli studenti hanno accolto con favore il servizio di supporto psicologico: “Abbiamo apprezzato molto che l’Università e i docenti si siano messi a nostra disposizione, dimostrando sensibilità e attenzione per il nostro benessere mentale. È stato un valido aiuto per noi” dice Micoli. L’Università del Salento si è adeguata all’emergenza in tempi rapidi, approntando lezioni online e sessioni di laurea in videoconferenza, permettendo così il regolare svolgimento della didattica. “All’inizio c’è stata una certa resistenza e diffidenza da parte degli studenti alla modalità telematica, legata anche alle difficoltà tecniche: non tutti hanno accesso a reti internet efficienti e veloci”, afferma Micoli. Superato lo smarrimento di partenza, si sono adattati, agevolati anche da appelli aggiuntivi e sessioni straordinarie di laurea e riconoscendo anche qualche vantaggio alla teledidattica “Con le lezioni online c’è stata una maggiore partecipazione: con la possibilità di intervenire via chat, anche i più timidi hanno vinto l’imbarazzo. I laureandi, invece, non hanno mostrato particolare disagi per la seduta inedita, se non il dispiacere di non poter condividere la gioia del traguardo raggiunto con parenti e amici” aggiunge Micoli “riconoscendo a se stessi, con un pizzico d’orgoglio, di essere riusciti a raggiungere un traguardo importante in condizioni insolite”. La prova è superata.

 

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