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La memoria vivente di Eugenio Barba e l'Odin Teatret

Giovedì 13, alle 17, alla Biblioteca Bernardini di Lecce si presenta al pubblico lo spazio destinato ad accogliere l’Archivio Barba, progetto della Regione Puglia e del Polo biblio-museale. }

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Ancora una volta sono le strade non tracciate a indicare il percorso a Eugenio Barba. Se la letteratura trova l’immortalità nelle biblioteche, se le arti visive vivono perennemente nei musei non c’è un luogo che possa ricordare l’esperienza teatrale, intangibile, simultanea ed effimera.

Una nuova e ambiziosa sfida attende il registra e teorico teatrale gallipolino, sperimentatore e rivoluzionario che nel secondo Novecento, con la sua compagnia Odin Teatret, ha portato sulle scene un nuovo modo di fare teatro, lontano dagli schemi della recitazione accademica. E oggi, dopo aver dato l’addio alle scene con l’ultimo spettacolo della loro lunga storia, “Tebe al tempo della febbre gialla”, sta progettando un “archivio vivente” che possa lasciare ai posteri un immenso patrimonio materiale e culturale maturato in oltre 50 anni di attività.

“L’idea è di creare un luogo che possa ricordare e strappare al passato questa conoscenza depositata”, spiega ai giornalisti con voce pacata e una visione lucida e immaginifica, a dispetto dei suoi 86 anni, che lo hanno incontrato nelle sale del Fondo Carmelo Bene, “per reimmetterla in circolo con un linguaggio nuovo, sensuale e vivo a disposizione di chi fa teatro”.

Mentre parla, Barba disegna mondi. Sempre sul filo della trasmissione e della trasformazione, in quella speciale alchimia che si innesca tra attori e spettatori quando il sipario si apre. “Il teatro è un’esperienza sensoriale”, dice, “è simultaneità e relazione: ci siamo chiesti come dare voce a questa documentazione attraverso la trasformazione di un linguaggio artistico che possa colpire l’immaginazione”.

Eugenio Barba e Luigi De Luca

Si chiama Living Archive Floating Islands evocando le “isole galleggianti”, nome con cui il maestro ha chiamato i gruppi e le reti del Terzo Teatro, che hanno rappresentato il fermento creativo degli anni Settanta e sarà accolto nelle sale della Biblioteca Bernardini ed è frutto di un accordo fra la Regione Puglia e la Fondazione Barba Varley “con la benedizione del Ministero della Cultura” dice Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale, “come Regione sentiamo una grande responsabilità: non ereditiamo solo materiali e documenti, ma un patrimonio di relazioni che l’Odin ha tessuto in oltre 50 anni di attività. Per la gestione di questo valore enorme è stata creato un comitato scientifico, i cui membri sono stati scelti dallo stesso Barba che avrà il compito di curare il patrimonio culturale”.

L’archivio sarà un archivio-mostra- istallazione interattiva e sarà suddiviso in tre campi simultanei: la biblioteca personale di Barba oltre a documenti, video, filmati, scenografie, oggetti e tutte le testimonianze della quasi sessantennale di storia dell’Odin ed è l’area dedicata alla memoria; un luogo di rinnovata elaborazione dei documenti, con formazione, studi comparativi e disseminazione didattica ed è quella della “trasmissione”. La terza area sarà quella della trasformazione e sarà la “messa in presenza” della memoria, una mise-en-scène, un’occasione per il visitatore di essere parte attiva, interagire con documenti e reperti e far sì che questi vivano in una nuova dimensione immaginativa. “L’immagine che ho dell’archivio vero e proprio è quella di Biancaneve”, conclude, “che dorme, in attesa del principe azzurro che la venga a svegliare”.



Living Archive Floating Islands nascerà a pochi passi da quello dedicato a Carmelo Bene. Ma i due maestri, che ognuno a proprio modo ha scosso spazi e palcoscenici, non si sono mai incontrati personalmente, “Me ne hanno parlato tutti”, glissa un po’ Barba, “ma stanotte in sogno mi ha detto: io ti accolgo ma tu comportati bene e parla bene di me. E sono sicuro che in questi spazi continuerà a spiarmi da uno spioncino”.

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