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Nel ventre della fisarmonica. La "Terranima" di Vince Abbracciante
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È un disco che si muove in varie direzioni, che osa senza mai strafare, che ondeggia lento ma poi accelera e resta ancorato, pur viaggiando in terre lontanissime, alle sue radici. Come un tronco, quello che troneggia nella copertina, coriaceo, ma rugoso e pieno di venature. Si inizia con un “Saltarello in Dodicilune”, si scivola pian piano, scemando di intensità, verso il Sudamerica (“Choro 5”), passando per il tango e Piazzolla (“Impressioni di Puglia”), e si arriva ad alcuni dei momenti più alti con “Requiem per un ulivo” e “Serenata del canto e dell’Incanto”, traccia struggente che chiude. Chiude sciogliendo definitivamente quel petto, quelle orecchie e quegli occhi prestati all'inizio, in maniera totalmente inconsapevole. Noi vi abbiamo avvisati.