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Nel ventre della fisarmonica. La "Terranima" di Vince Abbracciante

vince abb
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Non bisogna avere solo orecchio, come diceva Jannacci, per ascoltare questo disco. Ma anche cuore e pelle impermeabile, occhi grandi e una voglia irrefrenabile di farsi travolgere con tutte le scarpe in atmosfere festose e malinconiche. Vince Abbracciante, fisarmonicista pugliese, arriva dritto nel petto con “Terranima” (etichetta Dodicilune), un nuovo lavoro in cui si muove vigoroso e gentile insieme alla squadra di musicisti, già collaudata nel precedente “Sincretico”, e a un ospite speciale: tra le tracce spicca, in contrappunto, con la sua cifra inconfondibile, la voce solista del clarinetto di Gabriele Mirabassi. Nel dialogo tra i due, sostenuto dall'ensemble, suoni purissimi, che parlano di tutti i Sud del mondo, dal Salento al Brasile, mescolando i linguaggi, ma mantenendo sempre un centro.

È un disco che si muove in varie direzioni, che osa senza mai strafare, che ondeggia lento ma poi accelera e resta ancorato, pur viaggiando in terre lontanissime, alle sue radici. Come un tronco, quello che troneggia nella copertina, coriaceo, ma rugoso e pieno di venature. Si inizia con un “Saltarello in Dodicilune”, si scivola pian piano, scemando di intensità, verso il Sudamerica (“Choro 5”), passando per il tango e Piazzolla (“Impressioni di Puglia”), e si arriva ad alcuni dei momenti più alti con “Requiem per un ulivo” e “Serenata del canto e dell’Incanto”, traccia struggente che chiude. Chiude sciogliendo definitivamente quel petto, quelle orecchie e quegli occhi prestati all'inizio, in maniera totalmente inconsapevole. Noi vi abbiamo avvisati.

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