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La Grotta dei Cervi e la preistoria nel Salento

La copertina del libro
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Sembra quasi di fare un pellegrinaggio laico nelle “chiese sotterranee” disseminate lungo tutta la Puglia, dalla Grotta Paglicci nel Gargano alle Grotte Romanelli e Zinzulusa al Capo di Leuca. Perché sin dal Paleolitico le grotte erano utilizzate non solo come ripari e abitazioni ma erano anche sedi di rituali funerari, culti propiziatori e di iniziazione, sino a diventare piazze di scambio.




Così si legge nel prezioso volume “La grotta dei Cervi e la preistoria nel Salento” curato da Elettra Ingravallo, Giorgia Aprile e Ida Tiberi, un testo divulgativo storico, archeologico, geologico e naturalistico sulle prime civiltà che hanno abitato il Salento nella preistoria e il loro rapporto con le grotte. E proseguendo il viaggio “devozionale” si arriva alla cattedrale, la Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Otranto), tra il VI e il II millennio a.C. santuario per le genti in pellegrinaggio dalla Grecia, dai Balcani e dalla parte est del sud Italia per venerare la “Grande Madre”, Dea della fertilità, custode e dispensatrice di vita e di morte.

Scoperta nel 1970 da un gruppo di speleologi di Maglie, è stata definita la “Cappella Sistina della Preistoria”, considerato uno dei monumenti di arte parietale più importanti del Mediterraneo per la ricchezza di dipinti raffiguranti scene realistiche e simboliche sulle pareti dei corridoi che si diramano al suo interno.





ELETTRA INGRAVALLO, GIORGIA APRILE, IDA TIBERI
LA GROTTA DEI CERVI E LA PREISTORIA NEL SALENTO

PP. 168, EURO 20 MANNI EDITORE 2019







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