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Il grano dell’inclusione e il cibo come dono: il cuore rurale dei Paduli

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Così la comunità sancassianese ha omaggiato gli ospiti del centro di accoglienza Siproimi, gestito dalla cooperativa sociale Rinascita con un cesto pieno di semola, biscotti e frise, ricambiati con frittelle dolci di farina tipiche del Gambia chiamate “punket”.
Invece, le ragazze del centro per minori stranieri non accompagnati della comunità “La civetta”, gestita dalla cooperativa sociale Ad Astra, per la prima volta hanno “sponzato” frise insieme ai presenti, un momento molto significativo di vera condivisione.
Un gesto semplice ma di straordinaria profondità, simbolico e allo stesso tempo tangibile, un primo passo per costruire processi attivi di inclusione sociale. Gli incontri sono una preziosa occasione per conoscersi, per accorciare le distanze tra i cittadini e i nuovi arrivati, per aprire un dialogo che inizia portando in dono ciò che hanno di più prezioso: il grano di San Giuseppe. “Nasce come paniere di prodotti solidali ed è di sicuro un piccolo cesto con alimenti umili della tradizione contadina, che però aiuta a guardare con profondità la complessità della società contemporanea” spiegano i volontari di Ruralia, progetto di comunità dell’associazione Abitare i Paduli.

Mentre migliaia di persone in tutto il mondo scendono in strada per chiedere il rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano, facendo un balzo indietro di decenni, a San Cassiano si costruiscono basi solide per il futuro, confermando i principi dell’accoglienza e dell’integrazione. “I piccoli comuni del Parco Paduli possono essere infatti considerati come luoghi dell’incontro tra le diverse culture che animano le comunità dei residenti” aggiungono da Ruralia. “D’altro canto, proprio coltivare società aperte e accoglienti è oggi una delle chiavi capaci di rinnovare il dinamismo di aree marginali del Paese, destinate altrimenti a un inesorabile spopolamento”.