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Il "Giornalibro" dei birbanti, le letture che fanno crescere

Il primo numero de Il covo dei birbanti è dedicato alla Shoah

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Come può un uomo fare del male a un altro uomo? È la domanda che si impone davanti all’orrore della Shoah, che il 27 gennaio viene ricordata insieme alle vittime dell’Olocausto. E se lo chiede Sofia Schito, presidente dell’associazione La Saratambula” di Felline, frazione di Alliste, quando presenta ai piccoli lettori il neonato giornalino “Il covo dei birbanti”, che dedica il primo numero alle “pagine più buie della Storia”. Una rivista trimestrale pensata per i bambini e le bambine dai 9 agli 11 anni, anzi, un “giornalibro dei bambini che vogliono sentirsi grandi”.

Non si è mai certi di quale sia il momento giusto per raccontare ai più piccoli la “Storia” più terribile del secolo scorso, quella dei campi di concentramento, dei milioni di ebrei sterminati. Si rimanda quel momento per preservarli dall’atrocità o per mettere al riparo noi adulti, da quegli inevitabili “perché” ai quali forse non si saprà mai rispondere fino in fondo. Non hanno paura invece a La Saratambula, che chiedono sin da subito ai piccoli lettori di misurarsi con un tema più grande di loro. Ma, forse, è proprio così che si cresce, spogliando la realtà da inutili “imbellettamenti”.



Così hanno raccolto ricordi, voci del passato e testimoni della memoria di oggi. Matteo Sabato ha intervistato Lia Levi, scrittrice e giornalista, che ha pubblicato, in versione illustrata per bambini, il suo primo libro “Una bambina e basta” in cui racconta la propria storia al tempo delle leggi razziali. Tra le pagine non mancano racconti ispirati ai fatti realmente accaduti, dove i bambini sono, loro malgrado, protagonisti. Come la piccola che si sveglia in un incubo, rasata e vestita di stracci, con un numero tatuato sull’avambraccio, nel racconto di Sandro Pisanello.

Anche nel Salento c’è una traccia indelebile di quella Storia, forse una delle poche pagine belle, rievocata nel racconto di Alessandra Greco. Si narra di una piccola donna che, dopo aver vissuto l’orrore in un campo di concentramento, viene accolta “in un paese come questo, con la sabbia, il mare, i fichi d’India, i cespugli di mirto e i melograni”, a Santa Maria al Bagno, dove oggi c’è il Museo della Memoria e dell’Accoglienza. Furono diversi i campi in tutta la provincia sino al Capo di Leuca, dove i profughi ebrei trascorsero un lungo periodo in serenità. Il Salento si dimostrò terra d’accoglienza e nel 2005, a Nardò, in rappresentanza di tutte le città, venne concessa la medaglia d’oro al merito civile.

“Il covo dei birbanti” è un giornale che si legge come un libro, fitto di parole racchiuse in testi densi e ricchi di poesia, impaginati tra le delicate illustrazioni di Lucia Aralla e i colori tenui del raffinato progetto grafico di Miriam Reho. Non è certo una lettura di puro svago, richiede attenzione, impegno e un pizzico di militanza, perché deve essere chiaro da che parte stare. Il messaggio è chiaro, non bisogna dimenticare, come recita il protagonista del toccante racconto di Sofia Schito: "E finisce così la storia, 
ma voi bambini conservatene la memoria. Di noi traccia non resterà,
se non questo grido estremo di libertà".

"Il covo dei birbanti” è distribuito in alcune librerie del Salento ed è spedito in tutta Italia senza costi per la spedizione. Per info ilcovodeibirbanti@libero.it

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