Come riaprire un baule dimenticato in soffitta, o sfogliare un vecchio album di fotografie. È una storia vera, quella raccontata da Simona De Riccardis, in “Mani nelle Mani”, una storia di famiglia, che ricorda un po’ le menzogne e i sortilegi di Elsa Morante e riporta a galla i profumi di talco alla violetta e le misteriose visioni delle case e degli spiriti di Isabel Allende. Una storia tutta al femminile, intrisa di realismo magico dove i cannoli alla crema si moltiplicano a dismisura per divina intercessione, San Giuseppe da Copertino salva ripetutamente le anime perse della famiglia e rispuntano, quasi per magia, anche parole che sembravano quasi perdute, come la “pettinessa”, sullo scaffale dello specchio nella sala da bagno, o il “cassino” della lavagna a scuola.
Intorno al tavolo di castagno di Villa Pommo, nelle campagne di Galatone, risparmiata dal male di vivere, dall’ignoranza e dalla miseria, le generazioni si danno il cambio, rinfrancandosi delle ingiustizie della vita con le pastarelle preparate nei giorni di tramontana. Intanto, lo sfarzo e la povertà s’ignorano l’un l’altro nelle giravolte del centro storico di Lecce, finché non c’è la signora Emma ad affacciarsi da una finestra di piazzetta Accardo. È la nipote Greta, che ne racconta la storia, inscenando un vero e proprio piccolo mondo antico, con “lu Ucciu piedicurti” che vende siero di latte e ricotta fresca, “lu Ronzu ‘cconzalimbi” che riparava vasi di terracotta, “lu Cicciu de la carne”, e ancora la Grande Guerra, il Crocifisso di Galatone che aveva le mani legate, il capitano Mimì Castaldi, un microcosmo dove Emma prova a deviare le sorti del mondo, vegliando sulla famiglia e sul quartiere, e facendo ogni giorno un po’ di bene, che è “contagioso come una malattia” e, non si sa mai, “magari il mondo si aggiusta un pochettino”.
SIMONA DE RICCARDIS
MANI NELLE MANI
pp. 225, EURO 13
ESPERIDI 2018