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Italia, Malta, Turchia, Egitto e Iran. Gli scavi archeologici di UniSalento

Visibile online la mostra Scavi d'Ateneo che racconta le campagne di scavo archeologico in Italia e all'estero dell'Università del Salento

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Emergono reperti, riaffiora la storia tra le "mani curiose" di ricercatori e studenti dell’Università del Salento. Da anni l’Ateneo salentino conduce campagne di scavi archeologici in angoli di mondo che nascondono e conservano sotto la terra l’ingegno, gli usi e i costumi di civiltà antichissime. Sono sedici i siti sparsi tra Italia, Malta, Turchia, Egitto e Iran, miniere di tesori, un’eredità culturale per l’umanità, dal valore inestimabile.

In attesa di poterla fruire dal vivo, la mostra online “Scavi d’Ateneo”, li racconta, sito per sito, attraverso immagini, cartografie e sintetiche descrizioni, mostrando al pubblico i risultati più recenti delle ricerche archeologiche. Per ora si può “visitare” solo sul web, anziché passeggiare tra i pannelli, ci si accontenta di scorrerli sullo schermo, come fossero le pagine di un catalogo digitale. L’allestimento è in programma nei prossimi mesi, a Lecce, superata l’emergenza sanitaria o non appena si potrà tornare a vivere i luoghi della cultura in presenza.

Gli scavi a Muro Leccese in località Palombara

“Desideriamo divulgare i più recenti risultati degli scavi archeologici d’Ateneo in Italia e all’estero”, spiega il rettore Fabio Pollice, “sono attività di cui siamo fieri: per il loro valore scientifico e per ciò che rappresentano per il territorio in cui sono effettuati in termini di conoscenza e coscienza storica, per gli instancabili impegno e passione profusi dai nostri ricercatori e dai numerosi studenti che vi vengono coinvolti”. Scavi a cui idealmente partecipano anche i cittadini che decidono di destinare a queste attività il proprio “5 per mille”.

Così si passa dai siti del centro Italia, Castrocielo, Pietravairano e San Giovanni Incarico, dove sorge l’antica città di Fabrateria Nova, fondata da Roma nel 124 a.C. a quelli del Salento, i più numerosi. Ci si addentra negli scavi dell’area archeologica di Cavallino, che conserva i resti di uno dei più grandi insediamenti messapici di età arcaica, che hanno evidenziato diversi aspetti importanti della città dell’epoca, dell’organizzazione dell’abitato e del suo ruolo dominante nel sistema insediativo messapico; a Muro Leccese invece, si sta portando alla luce il più grande, fino ad ora, edificio residenziale locale di età arcaica (metà VI-metà V secolo a.C.), costituito da una serie di ambienti che si sviluppano attorno a un grande cortile. Ci si può soffermare sui ritrovamenti di Roca Vecchia, nella chiesa tardomedievale e nella necropoli messapica, dove è stato completato lo scavo di una tomba ricavata nella roccia, che custodiva i resti di due individui inumati simultaneamente, un adulto e un bambino, probabilmente consanguinei. Sono documentate anche le indagini archeologiche condotte nelle aree di Lecce, Nardò, Poggiardo (sito di Vaste), e Vernole.

L'insediamento Sokonopaiou Nesos in Egitto

Si vola anche all’estero, a Malta, nel santuario di Tas Silġ, un imponente complesso di edifici, unico nel Mediterraneo per la sua lunga durata di occupazione, dalla preistoria all’età bizantina. Tra le rovine di Hierapolis (la città sacra) di Frigia, in Turchia, conservate in un peculiare paesaggio naturalistico, è stata scoperta la tomba dell’apostolo Filippo, venerato nella chiesta costruita attorno ad essa e grazie all’archeosismologia, sono state scoperte le soluzioni strutturali utilizzate nell’antichità per fronteggiare il pericolo dei terremoti. La sabbia del deserto e il clima torrido hanno ben conservato le strutture e i migliaia di papiri in greco e demotico ritrovati nel sito di El-Fayyum, in Egitto, mentre è più recente il progetto internazionale a Shahr-i Sokhta, inserito nella lista World Heritage dell’UNESCO, che sorge nell’attuale provincia del Sistan, in Iran orientale.

Le rovine di Hierapolis (la città sacra) in Turchia

Tra fotografie aeree e ricostruzioni grafiche si plana sulle tracce del passato, costruito pietra su pietra, tra templi e anfiteatri, vasi, resti umani e particolari architettonici. Ma non mancano i protagonisti di questa “storia”, i volti dei ricercatori e degli studenti dell’Università del Salento, le foto di gruppo che immortalano la fatica, la gioia e la soddisfazione a testimoniare che l’archeologia è una materia più viva che mai.

La mostra è visibile a questo link.

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