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I ragazzi non piangono

liguori
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L'io più profondo, gli occhi e i minimi gesti di un’anima chiusa in un corpo senza uscita; il “noi” di una generazione, i ventenni dei ‘90, un’epoca così emozionalmente vicina, così socialmente lontana. È una raccolta di due intensi e assai ispirati racconti di Elisabetta Liguori (più una sostanziale “Nota a margine” di Giorgio Rizzo), “L’ultimo giorno di primavera”, il titolo numero 0 della collana di narrativa de la c. c., ovvero la casa cafausica, iniziativa editoriale nata attorno all’ampio progetto culturale Lu Cafausu, avviato nel 2005 e oggi approdato nella Fondazione Lac O le Mon.

A dare il titolo al libro è il secondo racconto, una coinvolgente vicenda con protagonisti due ragazzi salentini alle prese con un periodo della vita assoluto e fagocitante: i vent’anni, o giù di lì. E a quell’età, “qualunque libro si sta leggendo, si accetta la sua storia come fosse vera, non ci si chiede chi è l’autore, si legge e s’ingoia l’intero bo cone così com’è”. È un boccone la vita di Fabio e della sua ragazza, l’io narrante. Anzi, il “noi”, scelta narrativa tutt’altro che sterile e che ha, eccome, “carne, sudore, sangue, colore e musica, quella dei Cure e di ‘Boys don’t cry’”, molto più che colonna sonora di una storia e di due mondi che si mescolano, nella Lecce degli anni ‘90, tra turbamenti individuali e familiari, e veleni sociali.

Una storia che inizia dietro un finestrino di un pullman della STP e finisce in un autobus nella Capitale. In mezzo, due anime che s’incontrano e non si lasciano, mai più forse; che si avvolgono e si allontanano, che si tuffano negli oblii e nei silenzi, che s’innaffiano di fughe e d’inquietudini, ma non di lacrime. Perché i ragazzi non piangono.





ELISABETTA LIGUORI

L’ULTIMO GIORNO DI PRIMAVERA
PP. 82, EURO 12
LA CASA CAFAUSICA




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