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I migranti, il calcio e il riscatto

Un libro dedicato “Agli operai. Ai minatori. Agli emigranti. Ai calciatori di un altro tempo. Agli italiani di un’altra storia”.}

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Grondante del sudore di una vita faticata senza tante chiacchiere, eppur intriso dei sogni di chi, nonostante tutto, serba intatta la voglia di giocare. Si presenta in modo romanticamente dicotomico lo spirito che anima i protagonisti de “Il pallone e la miniera” di Tonio Attino, giornalista di lungo corso e autore nel 2012 di “Generazione Ilva”. Il libro è un piccolo affresco che inquadra eventi calcistici e tratti storici del mondo dell’emigrazione: minatori e metalmeccanici che, finito il turno in fabbrica, correvano sul rettangolo verde ad allenarsi, inseguendo sogni tangibili, piccoli e freschi come l’erba verde del campo di calcio.

Sono gli anni ’70 vissuti in un Lussemburgo ricco di storie di migranti, operai e minatori. E calciatori. Sono notti “diversamente magiche” quelle narrate, illuminate da piccole immense imprese epocali, come quella della minuscola squadra della Jeunesse che riuscì a fermare, a pochi istanti della fine, il Liverpool di Ian Callaghan, Kevin Keegan e Bill Shankly, l’allenatore “amico del popolo”. E via, lungo le pagine, a farsi incantare dalle parabole laiche di Mario Morocutti, “italiano con scarsa tecnica e una grinta da fabbro”, di Luigi Peruzzi, minatore e partigiano, René Hoffman, ragazzino chiamato a difendere la porta contro gli attaccanti del Real Madrid, di Remo Ceccarelli, che “avrebbe voluto fare il minatore e il calciatore o, in alternativa, il metalmeccanico e il calciatore”.

Parole e pensieri scorrono puliti e asciutti, a cavallo tra la fabbrica e il campo da gioco, robusti come una mano callosa e ficcanti come passaggio in profondità, a metter il centravanti lì da solo davanti al portiere. L’autore racconta il fumo degli altiforni e il dribbling, la fuliggine degli anfratti e i terzini mordi-caviglie, l’industria siderurgico-mineraria e le partite di Coppa Campioni, utilizzando una buona dose di nostalgia che non precipita mai in smielati manierismi.

È un narrare che affabula e incuriosisce, cattura e avvolge, che si posiziona (e si trova assolutamente a proprio agio) nel filone del romanzo sportivo, ricco di puntuali elementi documentati, digressioni e collegamenti, capace di fare storia partendo da un pallone di cuoio e da due scarpette coi tacchetti. Un libro dedicato “Agli operai. Ai minatori. Agli emigranti. Ai calciatori di un altro tempo. Agli italiani di un’altra storia”.

Tonio Attino, Il pallone e la miniera. Storie di calcio e di migranti, pp. 160, euro 13, Kurumuny, 2018
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