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Fiori, piante, alberi: tutto il Salento che c’è
Tredici ettari di biodiversità. Un patrimonio da preservare e virtuose azioni per valorizzarlo, l’Orto Botanico del Salento, al suo 15esimo anno di vita, intensifica i lavori e si appresta ad accogliere i visitatori anche con una serie di iniziative pensate per raccontare in colori, odori e nei vari habitat, tutto il Salento che custodisce. }
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Formalmente, festeggia in questa primavera i suoi 15 anni la Fondazione per la gestione dell’Orto Botanico Universitario, fondata nel 2006 da Comune di Lecce, Università del Salento e ISPE (Istituto per i Servizi alla Persona per l’Europa) e proprietaria dei campi pronti a esplodere in un’infinità di colori e profumi. Le avvisaglie ci sono, per quanto l’inverno sembri non voler proprio cedere all’aprile, e ci sono anche indizi di “lavori in corso” di vario tipo, dalle migliaia di giovani piantine messe a dimora su iniziativa del Comune a quello che si muove attorno a una vecchia “pagghiara”.
Fabio Ippolito
Una semplice passeggiata incuriosita dice tanto su quello che popola i vari ambienti dell’orto botanico, un po’ insolito, rispetto ad altri. “I grandi orti d’Italia”, spiega Ippolito, “arrivano a due o tre ettari; l’idea della Fondazione è sostanzialmente diversa: non quella di un orto botanico a giardino ma di una rassegna di paesaggi naturali e agricoli, ricostruiti dove prima c’era solo un pascolo degradato”.
È emblematico che già 20 anni fa Sergio Sabato, il docente che ne avviò l’iter per la realizzazione, lo chiamasse “campo dei fiori”, proprio per via della grande varietà di fioriture spontanee, più di 250 specie. Se ne svelano tante durante la passeggiata lungo il sentiero che lambisce gli esemplari di ulivo, provati anche qui dalla Xylella; attraversa il “Pomario” e il “Ficheto”, dedicati ai frutti minori e la gariga, bassa e profumatissima vegetazione di piante aromatiche, che lascia poi spazio alla rigogliosa macchia mediterranea con i suoi arbusti; arriva quindi fino al querceto. Anzi, ai differenti querceti, che fin dall’antichità hanno donato ossigeno, ombra e verde a tutto il territorio salentino, poi in larga parte soppiantati dalle colture agrarie.
Ci sono querce di ogni tipo, quelle strappate all’urbanizzazione, donate dall’ANAS su invito del proprietario di una vecchia villa privata o moltiplicate nell’Orto Botanico dell’Università e poi messe a dimora qui; quelle del recente intervento di forestazione voluto dall’onorevole Diego De Lorenzis, in prevalenza sughere ed altri arbusti, che formano tipici boschi in un’area del Brindisino. Il sentiero conduce poi a un rilievo con rocce affioranti, che nel mese di maggio si trasforma in un’onda dorata quasi fiabesca grazie al lino delle fate piumoso, nome certo efficace della Stipa austroitalica.
Stipa austroitalica
Uno spettacolo che, ormai, si vede in poche zone della campagna leccese, rimarca Fabio Ippolito, mentre mostra alcuni invasi, da rifunzionalizzare, realizzati per l’affinamento delle acque del vicino depuratore, utili al mantenimento dell’orto. Non c’è pianta che non dica qualcosa, non c’è fiore che non abbia un senso, da quelli più comuni alla ventina di specie di rare orchidee selvatiche, improvvisamente riapparse dopo che la terra è stata restituita al riposo vegetativo, dopo decenni di pascolo e di incendi. Ci sono tracce di attività passate, come un orto sinergico, e angoli di giardino di prossima inaugurazione, ci sono colori e profumi in un percorso che, in un paio di chilometri, racchiude secoli di biodiversità riconquistata, sostenuta e mantenuta o, più semplicemente, aiutata a mantenersi.
DOVE SI TROVA: l’Orto Botanico del Salento è in via Lorenzo Palumbo, nei pressi di via Cantù, traversa della SP 364 per San Cataldo, uscita Tangenziale 7 B.
INFO E CONTATTI: gli orari di apertura, così come il programma delle prossime iniziative, possono essere richiesti a: info@fondazioneortobotanico.lecce.it www.fondazioneortobotanico.lecce.it