Cerrate, mi manchi

L'Abbazia di Cerrate

Proprio in questi giorni si sarebbe dovuta tenere la storica fiera agricola “Lu Panieri”, un mercatino in cui si fondono arte, antichi mestieri e tipicità del territorio, tra prodotti dell’artigianato locale e prelibatezze enogastronomiche.

Uno dei simboli di una comunità che prima si era persa e poi ritrovata, abbagliata dalla bellezza dell’Abbazia di Cerrate, complesso ubicato sulla strada che da Squinzano porta a Casalabate, un esempio di Romanico otrantino del XII secolo, rigoroso e solenne, strabordante di antico incanto, riaperto al pubblico dopo anni di restauri e portato a nuova vita dal Fai.

In attesa di poter popolare nuovamente i suoi spazi, ammirando gli affreschi del XII secolo, il pozzo del XVI secolo, la loggia del ‘200, i capitelli scolpiti nella pietra leccese (ma anche la parte più prettamente “agricola”) tra visite guidate e iniziative promosse proprio dal Fai, e in attesa di poter riammirare da vicino anche le altre miriadi di bellezze d’Italia, prosegue il progetto #ItaliaMiManchi, vere e proprie visite virtuali, piccole “passeggiate digitali” per approcciarsi a tanti luoghi e scoprirne le storie.

Daniela Bruno, Responsabile Affari Culturali FAI, racconta la storia di questo monastero bizantino dove, nel XII secolo, risiedeva una piccola comunità di monaci che gestiva uliveti e frutteti, copiava testi antichi e pregava in greco.

 

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