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Un cantare di pancia e cervello

Gabriella Martinelli
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Quante volte, ascoltando una canzone, un cantante, una musica, viene automatico fare un primo sommario raffronto tra il nuovo e il vecchio? Gabriella Martinelli non fa eccezione. Solo che è talmente brava che le domande svaniscono dopo una manciata di strofe.





Ovunque peschi, pesca bene, e il suo La pancia è un cervello col buco è un disco di una precisione disarmante. Otto tracce davvero ispirate, che potrebbero essere tranquillamente otto singoli, confezionati impeccabilmente, scritti in modo attento, interpretati con piglio maturo, dosando vezzi ironici nei punti giusti e arrangiati ad hoc. Nessuno stupore, sia chiaro, visto il curriculum e l’esperienza scenica della cantante di origine pugliese; ma, anche questo, interessa poco. Fosse una perfetta sconosciuta, il parere non cambierebbe d’una virgola. L’attacco di “Casimira” è illuminante, rivelatore di una voce compiuta e ammaliante, che gioca a svelare altre sfaccettature nella title track, ammiccante nel ritmo in levare, che divaga sul punk e (cosa rara in un certo modo moderno di cantare) restituisce pieno gusto al verbo, corroborando ogni singola parola. L’amore scocca definitivamente sulle “leccate blues” di “Che poi un berretto non è”.





E sarebbero sufficienti già questi tre brani a dare un senso compiuto al disco. Ma non basta (per fortuna) e si continua con piacere, delicatamente spiazzati da “Esseri sottili”, ariosa e crepuscolare ballata, apprezzabile componimento lanciato sui binari del classico cantautorale italiano. Nota di chiusura per i disegni di Antonio Sileo, in arte Pronostico, che completano l’album, con l’artista che dona volto e corpo, con tratto dolcemente caricaturale, a tutte le donne protagoniste dei brani.





(Matteo Tangolo)


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