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Operazione #spazzamare: al via la pulizia dei fondali di Egnazia e Tricase Porto

Comincia oggi l'operazione #spazzamare, campagna nazionale per la pulizia dei fondali marini, che in Puglia interessa le aree di Egnazia e Tricase Porto.

tartaruga
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Operazione "Spazzamare", il nome dice tutto. Anche Tricase Porto e l'area del litorale di Egnazia si uniscono alla campagna nazionale avviata per la pulizia dei fondali in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, la più grande giornata di pulizia dei fondali mai realizzata in Italia, iniziativa alla quale hanno aderito tutte le regioni costiere del Paese.

Alla chiamate alle armi, e ai rastrelli, hanno risposto le associazioni di sub e sommozzatori, una quarantina di centri immersione e i cinque Nuclei Subacquei della Capitaneria di Porto che, muniti di palloni di sollevamento e sacchi, per "fare pulizia" nelle darsene, nei porticcioli e recuperare detriti, rifiuti e tutto ciò che inquina l'ecosistema marino.

L'operazione è avvenuta questa mattina sino a mezzogiorno, un necessario "colpo di spazzola" a fase 3 appena iniziata, ma soprattutto in quella che rischia di trasformarsi nella stagione del monouso, dell'usa e getta e della natura che scompare sommersa da tonnellate di plastica. Proprio durante il lockdown, infatti, è apparso ancora più evidente quanto sia necessario proteggere la biodiversità del Mediterraneo.

Gli oggetti recuperati saranno poi catalogati, pesati e smaltiti grazie alla collaborazione delle amministrazioni locali. Le attività saranno rilanciate sui social con l'hashtag #Spazzamare.

Un segnale importante, che conferma ancora una volta la grande partecipazione e la buona volontà delle associazioni coinvolte, ma anche la necessità di trovare una soluzione preliminare, che impedisca a monte che questi rifiuti finiscano nel mare, e che si debba passare sempre a ripulire ciò che l'incuria degli altri contribuisce a sporcare. Nella regione adriatico-ionica, attualmente, la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni chilometro quadro di fondo, dei quali l’86% è plastica, in particolare usa e getta (il 77%). Reti dell’allevamento delle cozze, imballaggi industriali e alimentari, borse e bottiglie di plastica sono i rifiuti più comuni (fonte Ispra).

"Ringraziamo di cuore i diving center e le centinaia di subacquei che oggi dedicheranno le prime, agognate immersioni dopo il lockdown non al divertimento ma alla tutela del mare, e gli Enti locali che assicureranno lo smaltimento dei rifiuti. Ma la battaglia contro il mare di plastica si deve combattere a terra, riducendo il più possibile la produzione di rifiuti. Prima che arrivino a mare", ricorda Eleonora de Sabata, portavoce del progetto di
sensibilizzazione sui rifiuti marini capitanato dal Parco Nazionale dell’Asinara che, con il supporto del programma LIFE della Commissione Europea, in quattro anni ha coinvolto oltre 20.000 persone e rimosso 75 tonnellate di rifiuti dalle coste e fondali italiani.

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