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Dalla Parmigiana al sedano di Torrepaduli, si allunga la lista dei PAT pugliesi
14 nuovi tipicità pugliesi si aggiungono all'elenco dei Prodotti Alimentari Tradizionali
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Si allunga la lista dei PAT (Prodotti Alimentari Tradizionali) della Puglia, grazie all’impegno di BiodiverSO, che ha fornito la documentazione necessaria, e tramite la Regione Puglia, 14 nuovi prodotti tipicamente pugliesi vanno ad ingrossare il già consistente, saporito e peculiare elenco.
Le tipicità inserite con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dal Ministero delle Politiche agricole e forestali rientrano nell’elenco “Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati” e “Prodotti della gastronomia” e comprendono: Asparagi selvatici, Borragine, Carciofi al gratin, Cime di zucchina (Sevèirchie de checozze), Fave novelle e cicorie, Lambascioni in agro, Lampascioni sotto la cenere, Ortica, Parmigiana di melanzane, Parmigiana di zucchine, Pomodori appesi, Portulaca, Sedano di Torrepaduli, Sfricone (piatto tipico della tradizione biscegliese).
![](https://www.quisalento.it/wp-content/uploads/2020/03/BORRAGINEPAT.jpg)
Uno spaccato di biodiversità importantissima ma, anche, d’identità culturale che passa attraverso la tradizione gastronomica pugliese spesso nata dalla penuria. L’inserimento nell’elenco dei PAT equivale a un incremento della tutela del territorio, in quanto la biodiversità è sinonimo di equilibrio nei cicli vitali dell’ecosistema, e allo stesso tempo della nostra cultura contadina sostenibile, a filiera corta e in armonia con la natura.
Il progetto Biodiverso ha dunque come finalità quello di “contribuire a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi”, anche attraverso la divulgazione del grande patrimonio di agrobiodiversità della nostra regione.
Un notevole e meritorio lavoro, spesso portato avanti grazie all’aiuto di anziani contadini che custodiscono semi e varietà quasi scomparsi, o più recentemente di giovani pugliesi tornati a percorrere le orme dei propri nonni sui terreni di famiglia. Gli stessi abbandonati decenni fa, per un posto in fabbrica al nord o all’estero.