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Chiude la libreria degli studenti: Lecce perde uno storico presidio culturale

Dopo circa mezzo secolo d'attività, chiude a Lecce la Libreria Adriatica, storico presidio culturale, punto di riferimento per gli universitari.

Il salottino della libreria Adriatica
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Decenni fa, quando cliccare sul tasto del carrello di Amazon non era una delle azioni più frequenti al secondo in tutto al pianeta, a Lecce, per tutti gli studenti universitari vi era una certezza: la libreria Adriatica. Una porta semplice, l'insegna bianca e verde, e poi quella targa scolpita nella pietra leccese, testimone di una delle pagine più nobili della storia culturale della città, che si pensava sarebbe durata per sempre.

A pochi passi da Porta Napoli ma già nel cuore del centro storico, in una sorta di triangolo magico con l'Orient Bar e l'Ateneo. "Ci vediamo all'Adriatica", era un modo per darsi appuntamento fuori dai corsi, tra gli scaffali di una libreria, per discutere insieme su quale testo prendere, conversare con il libraio sulla scelta di un vocabolario, farsi suggerire il manuale migliore. Una rivoluzione, se ci si pensa oggi.

Sabato scorso, la libreria Adriatica ha deciso di chiudere i battenti. "Non siamo sopravvissuti alla pandemia", spiega Daniela Mazzotta, titolare e moglie di Mino Carbone, ideatore della libreria, scomparso nel 2011. "I nostri principali clienti, gli universitari, con il lockdown si sono rivolti all'acquisto on-line e questo, unito al costo molto alto dei libri, non ci ha consentito di resistere".

La libreria Adriatica è stata una creatura di Mino Carbone, anima, braccia e testa della libreria, con il suo accento lucano mai scomparso, la sua conoscenza infinita, il suo orientarsi senza esitazione tra gli scaffali della libreria. Attitudine propria anche delle altre anime che hanno tenuto vita la libreria in questi anni, Daniela, Giuseppina e Dino. Cortesia, gentilezza, massima disponibilità soprattutto verso gli apprendisti della cultura, gli studenti, che, non solo per prossimità geografica, popolavano tutti i giorni gli spazi della libreria. Fotocopie, dispense, testi, dizionari, consigli e poi il poter contare su una guida, la parola propria del librario, insostituibile, impossibile da rimpiazzare con una recensione o qualche stelletta su internet.

libreria Adriatica Foto di Paola Bisconti

Creata nel 1972, la libreria Adriatica si è fatta promotrice di cultura, di partecipazione, in ogni senso del termine. La saletta di lettura dedicata a Mino Carbone era anche un luogo calmo, silenzioso per potersi addentrare nelle prime pagine di un libro. Un vero e proprio salotto letterario d'altri tempi, con i divani vellutati, le tele appese alle pareti, che ha accolto presentazioni, dibattiti, incontri, fino a pochi mesi fa. L'ultima rassegna prima del lockdown è stato il ciclo d'incontri dedicato all'autore romeno Emil Cioran, lo scorso febbraio.

Qui alla Libreria Adriatica, quasi un'appendice dell'Ateneo, sono nate le edizioni In corso d'opera, che hanno messo su carta stampata le ricerche universitarie. Si sono stampati volumetti di poesie, tra i più importanti quelle di Carmelo Bene. Si credeva, e sicuramente si crede ancora, nella promozione e diffusione della cultura, soprattutto quella del territorio che ci appartiene, per essere pronti poi a dialogare con orizzonti più ampi. Da Silori a Bompiani, sono tantissimi i grandi nomi della letteratura e dell'editoria passati da queste stanze.

Lecce perde non solo un presidio culturale importante, ma perde una voce, una patria di scrittura e conoscenza, di informazione libera e originale, di iniziative inedite. Un luogo in grado di dialogare in più registri, da quello dell'infanzia a quello accademico, a quello più impervio, talvolta, della filosofia, con piglio divulgativo e quasi militante. Una decisione molto triste che, speriamo tutti, possa essere reversibile.

 

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