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Over our Marlboro City. In ricordo di Valentina

In memoria di Valentina Pedicini, regista e videomaker originaria di Brindisi, scomparsa ieri a 42 anni, il ricordo di Daniele Guadalupi.

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Documentarista e autrice di lungometraggi e cortometraggi, Valentina Pedicini, giovane e promettente regista brindisina, è scomparsa venerdì a Roma, a soli 42 anni, a causa di una impietosa malattia. Daniele Guadalupi, videomaker e operatore culturale brindisino, ne traccia un ricordo professionale e umano, rimarcando lo spessore artistico, il rapporto intenso ed emozionale della regista con Brindisi e la sua attenzione alle dinamiche sociali e culturali della città.

Titubante, imbarazzato, inadeguato, tento di rispondere all’invito di scrivere un ricordo di Valentina Pedicini, figlia e sorella della nostra maledetta meravigliosa terra di cuori e cervelli pulsanti, inquieti, nomadi, intraprendenti e sempre profondamente legati alle proprie origini.

Il mio destino si incrocia inconsapevolmente col suo nel 2010, quando, dopo 13 anni di autoesilio in nord Italia per studio e lavoro, decido di tornare a Brindisi e di inventarmi qualcosa da fare nella mia città natale, con tanta speranza di mettere a frutto gli studi artistici, il lavoro come videomaker e artista visivo, l’idea di fare arte e cultura coinvolgendo le comunità locali anche a casa mia, come mi era riuscito di fare lontano. Valentina quello stesso anno si diploma alla Zelig di Bolzano con il massimo dei voti presentando come lavoro di tesi un film personale, intimo e rivelatore, in largo anticipo nel guardare con consapevolezza a tutto quello che forse solo nei dieci anni successivi io e qualche altro amico della mia generazione saremmo riusciti a cogliere e comprendere di noi stessi, della nostra città, del nostro tempo.

Il documentario si chiama “My Marlboro City” ed è uno dei primi saggi della capacità di Valentina di entrare nella verità delle cose raccontandole con uno sguardo delicato ma penetrante, onesto e rigoroso, leggero ma non indulgente, netto, concreto, eppure dolce.

È girato in gran parte seguendo un gruppo di ragazzi del quartiere Paradiso della nostra Brindisi, con cui è entrata in contatto presso il laboratorio video del Centro di Aggregazione Giovanile nato l’anno prima grazie alla riqualificazione della villa confiscata a uno dei più grossi boss del contrabbando locale negli ’80 e ’90. Da allora la carriera artistica come regista di Valentina spicca il volo portandola definitivamente via dalla sua terra per realizzare importanti progetti, conquistare premi prestigiosi con i suoi documentari, “Dal profondo” su tutti (Solinas, Festa di Roma, Nastro d’Argento, nomination ai David).

Nel frattempo vengo assunto proprio in quel Cag dove qualche anno prima Valentina aveva iniziato a confrontarsi col suo scandaglio e a disvelare le carenze e le difficoltà di una terra che, dalla pagina chiusa del contrabbando e del degrado, con dignità cerca ancora a fatica di costruire un’altra prospettiva, di trovare una nuova identità. Inizia per me una stagione che mi fa incontrare e vivere le periferie della città cercando come operatore sociale e animatore culturale di generare occasioni di crescita personale e collettiva, di conoscere meglio l’umanità e la fragilità di quei luoghi e di contribuire a costruire un senso di comunità ancora troppo labile.

Il legame di Valentina con il Cag, i ragazzi, gli operatori, con le periferie dove è cresciuta (tra l’altro sua mamma ha insegnato a tanti bambini del quartiere Perrino) e con la città tutta, è rimasto forte nel tempo, attento, interessato. Nel 2017 debutta con il primo lungometraggio di finzione, “Dove cadono le ombre”. Proprio in occasione della proiezione di quest’ultimo, nell’unico multisala rimasto in città, ho avuto il piacere di rincontrarla, di dirle del mio orgoglio e della meraviglia di aver visto tanta maturità artistica, rigore linguistico e rispetto della storia e dei personaggi narrati, in un’opera prima.

Valentina era una gran bella persona prima che un’artista talentuosa, umile e generosa, attenta e rispettosa dei sentimenti e dei pensieri di ognuno, una personalità forte e determinata. Per la nostra terra rappresenta un grande orgoglio, un riscatto per tutti, la conferma che dalla provincia più profonda può nascere uno sguardo universale, libero e nitido sul mondo. Lascia, nonostante la giovane età, un corpus di opere importanti e utili, il rammarico di non poter vedere dispiegato e totalmente espresso quel grande potenziale.

Umanamente la mia sensazione è che, a chi l’ha conosciuta anche un poco, più che un vuoto lasci una piena sensazione di tenerezza e di bellezza. Grazie Vale.

 

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