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Il viaggio nell'aldilà dei Messapi, i ritrovamenti nella necropoli di Alezio
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“Nell’arco di alcune settimane di ricerche sono emersi nuovi fondamentali dati per la conoscenza della civiltà messapica”, ha dichiarato il professore dell’Ateneo salentino. Un vero e proprio tesoro riemerso dall’antica città di Alytia, prezioso perché offre l’opportunità di comprendere a fondo i rituali funerari dell’antichità, di ricostruire, attraverso le diverse sepolture e gli oggetti ritrovati al loro interno, la vita e gli usi dei Messapi. Gli scavi hanno infatti riportato alla luce una vera e propria piazza cerimoniale “intorno alla quale”, spiega Mastronuzzi, “all’interno di recinti costruiti con grandi massi, si concentravano i gruppi di tombe appartenenti a nuclei di famiglie o clan. Essa costituiva il punto di arrivo delle processioni che accompagnavano il defunto nell’ultimo viaggio dalla casa al luogo del seppellimento”.
microscavo nel Laboratorio di archeologia classica
E se è di poco tempo fa la notizia del ritrovamento a Pompei di resti di cibo all’interno del Termopolio, Alezio non è da meno perché tra gli straordinari ritrovamenti di questi mesi ci sono anche le olive come offerte destinate ad accompagnare il defunto nel suo viaggio verso l’aldilà. E poi diversi elementi a corredo della sepoltura: una lucerna, un piatto, una “trozzella” (il tipico vaso della civiltà messapica), due pesi da telaio e un puntale di giavellotto. Oggetti che raccontano della vita terrena o di quelle interrotte troppo presto come quelli ritrovati nella tomba di un bambino: un bicchiere per il vino (skyphos), un’anforetta, un sonaglio e un astragalo con funzione di giocattoli, e anche uno “strigile”. “Quest’ultimo è elemento che contraddistingue gli atleti”, dice Mastronuzzi, “potrebbe essere quindi un dono che sottolinea il mancato raggiungimento dell’età adulta”.
dettaglio del corredo della tomba di bambino
A queste sorprendenti scoperte si aggiunge anche l’identificazione di una fossa, “dotata di pavimento in blocchi di calcare e di cornice in carparo, al cui interno erano accumulati i resti di almeno 12 individui. Un ossario, insomma, collegato al funzionamento della necropoli e alla prassi del riuso delle strutture funerarie per varie deposizioni”.
Il lavoro prosegue alacremente con il restauro e le analisi dei reperti a cura di un team di cui fanno parte i ricercatori del CNR-ISPC Ivan Ferrari e Francesco Giuri, gli archeologi formati a UniSalento Patricia Caprino e Francesco Solinas e le studentesse del corso di laurea magistrale in Archeologia Irina Bykova ed Elisa Lauri. Una seconda campagna di ricerche è prevista per la prossima primavera.