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I primi luppoli di Birra Salento, tra festeggiamenti e prospettive future

Un pomeriggio di “Festa del raccolto” nei tre ettari del luppoleto adiacente il birrificio di Leverano. }

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Non solo vino, settembre è un periodo intimamente legato alla birra. Nelle antiche tradizioni brassicole centroeuropee il 29, giorno dedicato a San Michele, segna la ripresa delle attività dopo la forzata pausa estiva dettata dalle temperature troppo elevate non adatte alla produzione.

In questo mese vengono celebrati anche diversi santi patroni della birra: Sant’Adriano di Nicomedia, San Corbiniano di Frisinga, San Venceslao di Boemia, l’irlandese San Colmàn Elo, ma soprattutto Santa Ildegarda Von Bingen. La celebre monaca benedettina tedesca del XII sec. che, oltre ad essere musicista, linguista, naturalista, consigliera politica, poetessa e mistica, si dedica allo studio delle proprietà del luppolo, e ne diffonde la conoscenza al di fuori dei monasteri, nei circoli intellettuali europei.

Inoltre, proprio settembre è il mese in cui, nelle zone temperate dell’emisfero nord, si effettua la raccolta di questa sorprendente specie vegetale imparentata con le rose e con la marijuana. Anche nel Salento, terra che sempre più sta scoprendo ed apprezzando le birre artigianali, si sta sperimentando questa nuova coltura. A Leverano, Birra Salento, a pochi passi dal proprio stabilimento, ha destinato un appezzamento di tre ettari a questa coltivazione, mettendo a dimora ben 5000 piante che, nel pomeriggio di lunedì, hanno fruttato il primo raccolto. Che è anche motivo di festa per Birra Salento.

Il luppoleto di Birra Salento

Il luppoleto prende corpo nel settembre 2021”, racconta Maurizio Zecca patron di Birra Salento, “con la piantumazione dei primi rizomi di luppolo, si tratta della concretizzazione di un progetto avviato e proseguito con la collaborazione di Italian Hops Company che ci ha aiutato nella selezione delle varietà e nell’impostazione del luppoleto”, aggiunge, “certo la strada è ancora lunga e bisognerà capire quali cultivar si adatteranno meglio al nostro clima, ma i risultati di questa prima raccolta sono sicuramente incoraggianti”.

Le varietà messe a dimora sono perlopiù americane (Cascade, Chinook, Brewer’s Gold, Columbus, Comet, Nugget), ma una sperimentazione viene portata avanti con alcune tipologie mitteleuropee e anglosassoni (Hallertau Tradition, Saphir, Perle, Saaz, Tettnanger, Fuggle).

Obiettivo dichiarato dell’azienda è quello di creare dei prodotti a km 0, a basso impatto ambientale, chiudendo la filiera: l’acqua proveniente dalla falda sottostante al birrificio, la coltivazione dell’orzo da birra selezionato con la collaborazione del DiSTeBA di UniSalento e, infine, l’avviamento della coltivazione del luppolo, che si prevede di implementare dopo la fase sperimentale.

Una varietà di luppolo

“Si tratta di chiudere il cerchio”, continua l’imprenditore, “produzione delle materie prime, birrificazione e lavorazione delle trebbie di risulta per ottenere farine e prodotti da forno, entro la fine del prossimo anno completeremo anche il maltificio, per la trasformazione dei cereali, cui si affiancherà la zona di lavorazione e trasformazione del luppolo”.

Un progetto vasto che promette sviluppi futuri, considerando che un luppoleto necessita di almeno tre anni per giungere a piena maturazione. Per il momento, intanto, si festeggia il traguardo del primo raccolto, e il luppolo fresco è già stato destinato alla produzione di una harvest ale, birra con luppolo verde, la cui produzione è in programma in questi giorni. (Aristodemo Pellegrino)

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