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Dentro il teatro, con Ama, per sgretolare i muri dell’emarginazione

Laboratori, progetti e una rassegna teatrale: tutte le attività dell'Accademia Mediterranea dell'Attore in corso all'interno della Casa Circondariale di Lecce

AMA_Carcere
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C’è un ponte che unisce il dentro e il fuori del carcere, ed è il teatro. Accorcia le distanze fra mondo esterno e detenuti, cancella il confine tra il bene e il male ed è capace di sgretolare i muri del pregiudizio, dell’indifferenza e dell’emarginazione. Il teatro mette tutti davanti alla stessa condizione: quella umana. Così all’interno della Casa circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce, ormai da tempo, AMA, l'Accademia Mediterranea dell’Attore diretta da Franco Ungaro, porta avanti diverse attività teatrali con i detenuti e le detenute che spostano lo sguardo al futuro, quando per queste persone arriverà il momento di reinserirsi nella società.

Il progetto “Mà – Di parti e di rinascite nel carcere femminile”, ideato dalle attrici-pedagoghe Carmen Ines Tarantino e Benedetta Pati è appena partito: indaga il tema dell’essere madri coinvolgendo le detenute dell’alta sicurezza e le donne madri dei settori educativo, amministrativo, medico e di polizia penitenziaria. Queste donne si ritroveranno insieme a condividere emozioni, esperienze, consapevolezze sulla maternità. Lavoreranno con i linguaggi del teatro e del video indagando, raccogliendo e restituendo all’esterno e all’interno del carcere frammenti emotivi, visivi e narrativi sul tema. L'obiettivo è quello di evidenziare la condizione delle madri recluse attraverso un’attività di ricerca e di laboratorio teatrale. Il risultato diventerà un’installazione artistica audiovisiva che restituirà racconti e testimonianze, realizzato da Mattia Epifani di Muud Film, da Carmen Ines Tarantino e Benedetta Pati.

Appunti liberi nati dagli incontri introduttivi del progetto "Mà - di parti e di rinascite nel carcere femminile di Lecce"

Un progetto che arriva in un momento storico in cui è tornato in voga lo stigma della “cattiva madre”, che poggia sull’idea che la donna che ha commesso reato sia “doppiamente colpevole”, perché avrebbe tradito la sua “natura” di madre e la sua missione, alimentando la paura di perdere i propri figli a causa di questo pregiudizio. "Mà" contribuisce a ribaltare questa visione perché, fuori dai ruoli e dalle sbarre, tutte le donne coinvolte nel laboratorio di AMA, detenute e operatrici, guardandosi negli occhi, potrebbero scoprirsi e riconoscersi negli stessi sentimenti, responsabilità, apprensioni, fragilità, desideri e speranze di cui è impregnata la maternità e concorrere alla costruzione di una trama innovativa e inedita, intessuta da più punti di vista, sguardi e reazioni.

Alla Casa circondariale di Lecce, sempre su iniziativa di AMA, è in corso anche una rassegna aperta al pubblico esterno. Si chiama “Dentro, il teatro” ed è organizzata in collaborazione con Università del Salento e Dams, seguendo l’idea di mantenere un legame tra l’interno e l’esterno del carcere.

Il prossimo spettacolo, in programma sabato 27 maggio, è “Iancu, un paese vuol dire”, diretto e interpretato da Fabrizio Saccomanno. È il racconto di una domenica in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. È la storia del celebre bandito sardo, Graziano Mesina, evaso dal carcere di Lecce negli anni ‘70. È il racconto di una tragicomica caccia all’uomo che coinvolge un po’ tutti, bambini compresi; è il racconto di un'infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un’epoca.

"Andrea/Prima mia parola"

Nell’appuntamento successivo, domenica 11 e lunedì 12, invece, i protagonisti saranno i detenuti di Borgo San Nicola, che presentano in anteprima il loro spettacolo “La regina resta”, con testi originali scritti e interpretati da Francesco Alfonzetti, Angelo Fago, Giovanni Lupoli, Giovanni Volpe, della Compagnia Papillon Teatro, nata dall’omonimo progetto di AMA dedicato ai detenuti della sezione maschile. Gli attori indagano il tema dell’essere genitore, inteso come forza generatrice che smuove gli elementi dell’universo, indagando in profondità. I detenuti-attori scrivono, chiedono e cercano risposte a domande che da sempre non trovano risposta: cosa vuol dire generare? Cosa porteremmo nel nostro ideale, perfetto e perfettibile universo?

La rassegna “Dentro, il teatro” chiude giovedì 22 giugno, con “Andrea/Prima mia parola”, di e con Lorenzo Paladini, spettacolo che narra la storia di un ragazzo autistico di 27 anni, che vive la vita nascosto nella sua mente, tra ricordi ingombranti e le parole dei suoi scrittori preferiti. La sua condizione, lo porta a esplorare le profondità del proprio mondo, con le incomprensioni e le conflittualità che ne derivano. Ingenuo e sensibile, cerca in punta di piedi di raggiungere sé stesso, e ciò che credeva di aver perso.

Gli spettacoli inizieranno alle 17. Per info e prenotazioni scrivere a info@accademiaama.it; 389/44224473.

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