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Teatro, impegno sociale e sorsi di qualità: la birra è solo un pretesto

Nasce dalla collaborazione tra L’Integrazione, Koreja e Birra Salento il progetto “Una storia da bere”: uno spettacolo-racconto sensoriale con degustazione

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Spesso la birra viene raccontata come la bevanda sociale per eccellenza. Una definizione che nasce dalla storia di questo antico fermentato che ha accompagnato il genere umano sin dagli albori della civiltà. Con il passare dei millenni la bevanda di cereali si è sempre caratterizzata per aver saputo creare legami: all’inizio, tra uomini e dei; poi tra coloro che erano nel regno dei vivi con chi era ormai passato in quello dei morti. Ben presto la birra è diventata il legante sociale che ha permesso lo sviluppo delle società, dalla civiltà dei Faraoni, sino alla creazione degli immensi villaggi agricoli nella Cina del 9000 a. C., senza dimenticare la nascita delle grandi città assire. Con il tempo, infine, la birra è diventata bevanda del popolo: dalle antiche tabernae romane sino alla nascita delle public house. Il suo potere è divenuto allora quello di avvicinare le persone, di favorire incontri e confronti. Ancora oggi la birra conserva questa capacità, riuscendo all’occorrenza a passare in secondo piano, divenendo magari sottofondo leggero per le belle storie che ha contribuito a innescare.

Una di queste storie nasce dall’incontro tra tre differenti realtà, che hanno saputo dar vita a un esperimento il cui valore va ben al di là della somma delle parti: “Una storia da Bere”, progetto nato dalla collaborazione tra la Cooperativa sociale L’Integrazione, i Cantieri teatrali Koreja di Lecce e Birra Salento di Leverano. Un progetto che è stato sviluppato per un intero anno e che ha visto nella messa in scena di uno spettacolo-racconto sensoriale con degustazione birra-cibo, non semplicemente un punto di arrivo, ma un momento di intensa condivisione. Spunto e pretesto è stata la birra, con i suoi aneddoti, i suoi ingredienti e le sue alchimie. Scenario e ideale palcoscenico della speciale prima gli spazi di Birra Salento, con la sua storia radicata nelle personali vicende della famiglia Zecca, in un tempo in cui l’emigrazione ha caratterizzato la società salentina. Reali protagonisti si sono dimostrati i ragazzi coinvolti nel progetto.

La birra si è fatta da parte, è scivolata sullo sfondo, è diventata semplicemente un pretesto lasciando spazio al teatro e alle emozioni.  “Il teatro, come contesto di massima espressività e creatività”, ha spiegato la psicologa Valentina Leo, coordinatrice regionale del progetto per la cooperativa L’Integrazione, “ha permesso alla diversità di acquisire valore annullando così le diversità imposte dalla disabilità. Nel gruppo ogni partecipante ha costruito la propria identità teatrale e si è sentito allo stesso livello degli altri”. I giovani attori hanno saputo coinvolgere, commuovere, divertire e guidare i commensali nella degustazione. Hanno messo in gioco le proprie abilità, dal tamburello, alla lettura, alla recitazione, dimostrando una presenza scenica coinvolgente e di forte impatto emotivo.


Un progetto, questo di “Una storia da Bere”, che in maniera reale, concreta, riesce a promuovere l’integrazione sociale, che riesce a sfidare i pregiudizi legati alla disabilità. Lo spettacolo, così, diventa occasione per stimolare la riflessione collettiva, con leggerezza sì, ma anche con grande intensità. Obiettivo nei prossimi mesi sarà quello di portare in giro lo spettacolo, dapprima in tutti gli atenei pugliesi, ma anche in tutti i contesti sensibili e attenti al tema dell’integrazione, con la birra che continuerà ad accompagnare questa bella avventura. Con garbo e in punta piedi continuerà ad avvicinare persone, favorendo l’incontro, per poi lasciare spazio ad altri, ad altro, perché in fondo la birra lo sa… che lei è solo un pretesto. (Aristodemo Pellegrino)

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