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Un disco come un libro: Tommaso Gambini tra jazz e tecnologia

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Dopo aver vinto una borsa di studio, nel tempio del Berklee College Of Music, si trasferisce nel 2011 a Boston, dove ha la possibilità di studiare con veri luminari della musica nera, come Hal Crook, Mick Goodrick e George Garzone. Inoltre, entra a contatto con Danilo Perez (il pianista di Wayne Shorter), Joe Lovano e Miguel Zenon, e con palchi prestigiosi come il Blue Note della Grande Mela e diversi festival jazz nei paesi dell'America Latina. Stabilitosi a New York, inizia seriamente a pensare al suo album di debutto, che diventa realtà proprio in questi giorni. “The Machine Stops” è quello che possiamo considerare un concept album, nato dalla curiosità dopo aver letto l’omonimo racconto dello scrittore Edward Morgan Forster, profetico nel prevedere un futuro influenzato completamente dalla tecnologia e dalle “abitudini sociali”. Infatti, ascoltando i sette brani, composti interamente da Gambini, si ha la sensazione di sfogliare il libro, senza conoscerlo o averlo avuto mai tra le mani. Il chitarrista torinese ci accompagna tra le pagine scritte, anche grazie al riuscito abbinamento tra jazz, minimalismo contemporaneo, sintetizzatori e spoken words.
Vedi l’apertura con la distopica “The Old Machine” e la breve reichiana “The New Machine”, con la voce di Vanisha Gould che recita alcuni passi dell'opera. O ancora ci si ritrova nei sentieri di un jazz “ambientale” che emoziona ad ogni passaggio: la lunare “Kuno”; la classicità solenne di “Vashti”; “Second Hand Ideas”, che tradisce, soprattutto nell'uso del piano elettrico, sonorità riconducibili al Miles più fusion; e il blues urbano di “Anonymous”. Tommaso Gambini, con uno stile pulito e ricercato, che tanto deve alla scuola di mostri sacri come Scofield e Hall, riesce a modellare note e incastri ad effetto; fluido nei dialoghi strumentali, insieme ad un ensemble di ottimi musicisti con cui collabora stabilmente negli Stati Uniti: Manuel Schmiedel, tastiere; Ben Tiberio, contrabbasso; Adam Arruda, batteria; Ben Van Gelder, sax contralto; Dayna Stephens, sax tenore e piccola stella del nuovo jazz americano. Distribuito da IRD, “The Machine Stops” è solo l’inizio di una gran bella avventura jazz.
(Max Nocco)