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Tap ed eradicamento degli ulivi, le foto di Tramacere alla Bocconi

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Natura secolare e ambiente rurale, contrassegnati dal pesante e invasivo contrasto dell’intervento umano. Tra i lembi pacifici della civiltà contadina s’insinua un paesaggio fortemente antropizzato, caratterizzato da estraneità invasiva e l’avviluppamento oscuro che toglie l’abbacinante luce del sud. Ecco lo scenario raccontato da “Nylon”, progetto fotografico di Ulderico Tramacere, vincitore del Premio MIA Photo Fair/RAM Sarteano, ora ospitato Negli spazi dedicati alla fotografia d’arte dell’Università Bocconi di Milano fino al 30 marzo.





Il fotografo salentino, già da anni attivo esploratore
di tematiche sociali e antropologiche, raccontate attraverso il mezzo fotografico,
restituisce un’attenta e sensibile analisi dei temi contemporanei, evocando
passaggi epocali. Il delicato e controverso momento dell’eradicazione degli
ulivi durante i primi lavori di TAP, nel cuore della natura salentina,
costituisce l’impianto narrativo di “Nylon”.





Lontano da un lavoro documentaristico e da un mero
approccio da reportage giornalistico, Tramacere pone al centro delle 13
fotografie in bianco e nero, gli alberi ritratti come sculture lignee,
isolate e sulla soglia di un doloroso antropomorfismo snaturante
, avvolti e
imbavagliati dall’elemento estraneo e tangibile, quanto invasivo, del nylon
utilizzato per segnalare gli alberi da divellere dal terreno.





Una natura messa a tacere, scandita nella
sua immanente impotenza dai toni drammatici del bianco e nero della pellicola,
dove l’occhio fotografico non si limita a cogliere una composizione visiva, ma
si fa cantore di un’epoca di transizione. I toni cupi e intensi dei forti
chiaroscuri, svolgono un’epica piena di pathos eppure senza commento o
giudizio.





L’indagine cognitiva ed etica della ricerca visiva,
con Nylon realizza l’anello conclusivo della trilogia “Film plastici”.
Temi inerenti il cambiamento e fattori di crisi cruciale e sociale, sono stati
indagati in “Cellophane” (2016), incentrato sul dramma dei migranti
della frontiera greco-macedone, e in “Pluriball” narrativa visiva sulla
devastazione del terremoto nell’Italia centrale.





“Basate sulla vicinanza e sulla capacità di ‘vedere-sentire’
tali ulivi come presenze ferite e potenti, le fotografie di Tramacere
compongono una sorta di inquietante e affascinante danza macabra”, scrive la
curatrice Gigliola Foschi.





La fotografia diventa così occasione di
evocazione emotiva e riflessione sull'operato dell'uomo, che stritola i
soggetti ritratti serialmente, come testimonianza degli ultimi avamposti di
incontaminata purezza. (Lara Gigante)





La mostra è visitabile sino al 30
marzo presso il foyer - piano seminterrato dell’Università Bocconi (Via Sarfatti, 25) a
Milano. Orari: dal lunedì
al venerdì 9-20, sabato 10-18. Ingresso libero e gratuito.


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