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Io, Domenico e me: le vere origini di Mister Volare

Angelo De Matteis, nel suo libro, scava nel passato di Domenico Modugno, da quando era solo lu Miminu fino all'arrivo a Roma

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Ancora pochi conoscono le vere origini di Domenico Modugno. I più pensano fosse di Polignano a Mare, città dove effettivamente nacque. Altri credono addirittura fosse nato in Sicilia, per via di un equivoco risalente ai primi anni Cinquanta, che ha a che fare con Frank Sinatra e il suo accento “sanpietrano” molto simile al dialetto di parte della Sicilia.

Equivoco mai chiarito dall’interessato che rimase “siciliano” per molto tempo, questione di opportunità, ma che gli costò l’antipatia dei suoi veri compaesani: gli abitanti di San Pietro Vernotico. “Hai vistu l’Albanu quante cose ha fatto per il paese suo, mica comu allu Miminu Modugnu, vane camina tie e iddhu”, dicono ancora, feriti nell’orgoglio.

È pieno di orgoglio, invece, Angelo De Matteis per quella comunanza di origini con il grande cantautore, famoso nel mondo per “Nel blu dipinto di blu”, le cui note e parole sono impastate da sempre ai ricordi della sua infanzia. Così in “Io, Domenico e me” (Kurumuny edizioni) tenta di sgombrare il campo da ogni dubbio: Domenico Modugno è originario di San Pietro Vernotico.

Un’indagine ostinata, narrata con ironia e leggerezza, alla ricerca di ritagli di giornale, fotografie, e preziosi ricordi di chi ha vissuto gli anni del Dopoguerra, quando giovane, ambizioso e “affamato” lasciò la provincia per realizzare il suo sogno: diventare attore. L’autore prende appunti meticolosi quando l’amico Fernando gli racconta che, il 6 novembre 1947, partì con “lu Miminu” verso Roma, con le valige piene di determinazione e sfrontatezza, le stesse che spinsero il giovane Domenico a “bussare alla porta di Vittorio De Sica, alle 7.45 di una mattina d’inverno”.

Ricostruisce il contesto storico e culturale che nutrì la vena creativa dell’artista, il patrimonio immateriale a cui attinse, da cui provengono anche alcuni personaggi immortalati nelle sue canzoni, come “Lu frasulinu”. Ma sulle tracce di Modugno, De Matteis realizza che la passione che lo trascina in quell’instancabile indagine lo porta a fare i conti con le sue di radici: “qualcosa che riguarda profondamente te stesso e che altrimenti non avresti mai conosciuto”.

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