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Al Fondo Verri una nuova stagione di stupore e incanti

La galleria del ritorno, la pagina Facebook dedicata agli artisti visivi e alla visualità

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Quella porticina sempre aperta incastonata in via Santa Maria del Paradiso, alla prima “girata” a destra entrando da Porta Rudiae, i leccesi la conoscono bene. È la sede del Fondo Verri, storico avamposto di cultura, arte, poesia, musica ma anche e soprattutto di incontri, socializzazione, condivisione, scambi e confronti.

Quella porticina ha dovuto restare chiusa come tutte le altre per via dell’emergenza sanitaria ma già si assapora la ripresa e, in attesa delle vere e proprie riaperture, “Il Fondo Verri cerca il ‘ritorno’, la possibilità di un nuovo contatto, largo, aperto, corale, per inaugurare ‘una nuova stagione di Stupore e di Incanti’”.

La “Galleria del ritorno”, spazio ancora virtuale sulla pagina Facebook, è dunque una sorta di auspicio, il vibrare nell’anima del desiderio di tornare, un modo per riallacciare le relazioni creative e gli incontri con le persone. La pagina Facebook è dedicata così agli artisti visivi e alla visualità e lunedì 18 “quella porticina” torna ad aprirsi all’arte con “99 Beyus”, l’omaggio di Alfredo Chironi a Joseph Beyus.

Chironi volge il suo lavoro all’icona Beyus a 99 anni dalla sua nascita, l’artista tedesco chiamato “lo sciamano dell’arte” era nato a Krefeld, il 12 maggio del 1921 e morì a Düsseldorf nel 1986. A lui, al suo modo unico di emergere nel panorama artistico del Novecento, alle sue opere performative e, soprattutto, alla sua idea di “Arte sociale”, intesa come diritto e unico modo per essere realmente liberi l’artista salentino rende omaggio con i suoi lavori di tecniche e materiali misti.

Una delle opere di Alfredo Chironi

Acquerello, acrilico, colori a olio, spray, carta da parati, tutto contribuisce a restituire l’indole smaniosa, irrefrenabile e sempre fuori dagli schemi di Beyus. Diversi i simboli che ne rievocano anche la travagliata esistenza, sempre, coincidente con il suo modo di fare arte: l’aeroplano, perché fu pilota durante la seconda guerra mondiale, il suo onnipresente cappello di feltro perché precipitò durante un volo e fu salvato da un gruppo di tartari nomadi che lo avvolse nel grasso e nel feltro, e poi il pianoforte, gli animali, l’enigma e la casualità. Alfredo Chiorni si definisce un autodidatta ma il suo gesto creativo segue l’impeto del fare, l’urgenza del comunicare ed “espandersi” verso tutto e tutti, e la stessa e profonda libertà dell’anima che caratterizzò Joseph Beyus.

La pagina sarà “propagata” con un piccolo catalogo della mostra su Issuu e promossa su Instagram e Twitter.

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